“Quale Europa per l’agricoltura umbra”
Riportare l’agricoltura al centro dell’UE: sotto i riflettori il modello agricolo di Confagricoltura basato su un approccio scientifico
alle problematiche della sostenibilità anche per aumentare la capacità produttiva che l’Europa sta perdendo.
TODI – La vigilia delle elezioni europee è vista dal mondo del settore primario anche come un’occasione per riportare l’agricoltura al centro dell’UE. L’invito che è arrivato anche da Todi da parte di Confagricoltura è di guardare avanti per costruire insieme il modello agricolo che ci porta al futuro attraverso il dialogo aperto, l’ascolto, l’attenzione al territorio e soprattutto con un approccio scientifico alle problematiche della sostenibilità e della produzione. Tutto per puntare ad un’agricoltura europea più competitiva, più sostenibile, più innovativa, più solida e più attrattiva.
In un gremito Teatro Comunale della città umbra si è tenuta l’assemblea generale ordinaria di Confagricoltura Umbria. Dopo la parte privata, anche con l’approvazione all’unanimità del bilancio, ha fatto seguito un incontro pubblico dal titolo “Quale Europa per l’
agricoltura umbra”. Al centro dell’incontro i temi che legano il settore primario alle sfide che un quadro sempre più europeo pone davanti agli agricoltori italiani e soprattutto umbri.
Ai saluti istituzionali da parte del sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, hanno fatto seguito le introduzioni di Fabio Rossi, presidente Confagricoltura Umbria.
Dopo l’intervento di Gabriele Cruciani (delegato del rettore dell’Università degli Studi di Perugia al Settore terza missione e trasferimento tecnologico) incentrato sulla sostenibilità ambientale ed energetica, il presidente Rossi ha parlato di un “approccio scientifico alle problematiche della sostenibilità” che è quello “che a Confagricoltura piace e che portiamo avanti”.
“Quello che chiediamo anche ai candidati umbri – ha affermato Fabio Rossi – è di considerare il nostro approccio, anche per non creare problemi alla continuità della produzione dei nostri agricoltori. Abbiamo chiamato il professor Cruciani appunto per andare a sfatare tanti approcci, poco scientifici, e invece poco coerenti con l’attività dell’agricoltura. Noi abbiamo bisogno di strumenti per andare verso la transizione ecologica, ed in questa direzione va il protocollo di sperimentazione fatto con l’Università degli Studi di Perugia, ma al tempo stesso dobbiamo poter continuare con i vecchi strumenti finché non se ne trovano dei nuovi”.
Di sostenibilità ambientale che “non esiste” senza sostenibilità energetica ha parlato Cruciani: “Tutto si riduce al solo problema energetico, con una fonte pulita e in buone quantità si possono risolvere i problemi di sostenibilità”. Il professor Cruciani ha sfatato anche l’opinione comune secondo cui il mondo agricolo è responsabile di tutti i problemi ambientali: “Le opinioni che puntano il dito su un mondo agricolo che sta diventando meno verde sono tante ma se uno guarda numeri e fatti questo non è vero”.
A dialogare, moderati dal giornalista Giacomo Marinelli, sono stati poi il presidente della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati Mirco Carloni, e le europarlamentari umbre uscenti Camilla Laureti e Francesca Peppucci.
I lavori del convegno sono stati chiusi, con la moderazione del giornalista Antonello Brughini, dalla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e da Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura.
Giansanti, alla sua prima uscita pubblica dopo la rielezione all’unanimità al vertice della più antica organizzazione professionale agricola per il prossimo quadriennio, ha evidenziato la necessità che l’Europa torni ad essere una Europa fortemente convinta che l’agricoltura sia un fattore strategico: “Siamo chiedendo quindi un maggior budget per gli agricoltori anche alla luce delle sfide del futuro come cambiamento climatico, difficoltà del mercato, produrre di più, aumentare gli standard di sicurezza alimentare che i cittadini chiedono, e sul tema delle importazioni di prodotti che arrivano da fuori Europa salvaguardarci con delle norme rispetto a chi produce con standard diversi. Dall’altra parte quindi ci vogliono maggiori risorse e bisogna tornare ad investire pesantemente su settore primario”.
Per Giansanti la PAC attuale è tutto tranne che una politica agricola: “Le politiche agricole adottate negli ultimi anni hanno contribuito a diminuire la capacità produttiva del 10% dell’agricoltura europea. Ma dove oggi noi non produciamo c’è qualcuno che lo fa al nostro posto, perché mentre l’Europa scendeva qualcuno ha prodotto di più. Diventa fondamentale quindi posizionare le aziende italiane in un mercato sempre più globale. Essere più produttivi e guadagnare di più, questo ci chiedono gli agricoltori”.
“L’Europa sta quindi perdendo la sua centralità produttiva – ha sottolineato ancora Giansanti – e prima di perdere anche il settore della produzione primaria abbiamo fatto una riflessione per capire cosa fare all’interno della filiera agroindustriale italiana per produrre di più e distribuire un margine di reddito migliore. Per costruire una relazione migliore con l’industria alimentare abbiamo costituito l’associazione Mediterranea non per dare una patente di italianità di chi opera in Italia ma con lo scopo di promuovere un modello economico che metta al centro i grandi valori della produzione italiana riconoscendoci tutti nel grande tema della dieta mediterranea, con un sistema di regole che guarda alla produzione agricola italiana secondo un modello che mette da una parte l’industria alimentare, dall’altra parte l’azienda agricola e nel mezzo l’Università. Questo perché per aumentare la capacità produttiva ci vuole la scienza e la ricerca”.
Per Giansanti si va così a costruire “un modello di filiera verticale che mette al centro la produzione agricola, accompagnata dall’Università, con l’industria alimentare che ne beneficerà e che attraverso i contratti di filiera andrà a riconoscere all’agricoltore un delta per far parte di quella filiera certificata”.
E in merito alle reazioni dopo la nascita di Mediterranea, il presidente di Confagricoltura ha aggiunto: “Se qualcuno ritiene che questo modello, che crea valore, produzione, maggiore presenza sui mercati internazionali del marchio Made in Italy, sia un problema evidentemente o non conosce il progetto e quindi parla a vanvera o al contrario si dà fastidio perché siamo arrivati per primi dove altri invece non sono arrivati”.
La Confederazione, durante l’incontro di Todi, è tornata quindi a ribadire la necessità di una profonda revisione della PAC attraverso cinque obiettivi di fondo da perseguire: salvaguardia del potenziale produttivo, diffusione delle innovazioni tecnologiche, crescita della sostenibilità ambientale, tutela del reddito degli agricoltori, reciprocità delle regole nel commercio internazionale.
Nel corso della prossima legislatura inoltre – è stato infine evidenziato – sarà necessario rivedere alcune norme, come quelle, ad esempio, in merito alla direttiva emissioni industriali: l’agricoltura, infatti, non può continuare ad essere equiparata all’industria.