Tra i settori più a rischio, anche l’agricoltura
Quando le temperature, anche percepite, superano i 35 gradi, può essere richiesta la cassa integrazione ordinaria per eventi meteo. Lo ha puntualizzato, già nel 2017, l’Inps e ribadito l’anno scorso con un messaggio, in base ai quali «le temperature eccezionalmente elevate, che impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore, possono costituire evento che può dare titolo alla Cassa integrazione ordinaria». Inoltre «possono essere prese in considerazione anche le lavorazioni al chiuso allorché non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro». Ricordiamo che, in agricoltura, la cassa integrazione può essere attivata per gli operai a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda la temperatura, fanno fede i bollettini meteo rilasciati da organi accreditati e che sono acquisiti d’ufficio dall’Inps. L’Ispettorato nazionale del lavoro ha precisato che «la Cassa integrazione è riconosciuta in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell’azienda dispone la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i casi in cui le sospensioni siano dovute a temperature eccessive».
L’Inl ha evidenziato, inoltre, che «l’esposizione eccessiva allo stress termico comporta l’aumento del rischio infortunistico» e ha ricordato che il rischio da calore deve essere oggetto della valutazione dei rischi prevista dal decreto legislativo 81/2008. Il mancato rispetto di questa disposizione e delle misure di prevenzione e protezione, in caso di verifica da parte degli ispettori del lavoro, comporta la sospensione dell’attività dei lavoratori interessati o delle attività che non sono state oggetto di valutazione fino a che non verranno adottate le misure necessarie. Tra i settori più a rischio, esemplifica l’Ispettorato, c’è anche l’agricoltura e la manutenzione del verde, ma vanno considerati anche fattori quali le mansioni, l’orario, l’eventuale sforzo fisico intenso anche abbinato all’utilizzo di dispositivi di protezione, il luogo in cui si svolge l’attività, nonché età e salute dei lavoratori.
Inail, a sua volta, già l’anno passato ha pubblicato un decalogo per la prevenzione delle patologie da calore nei luoghi di lavoro ed evidenziato l’utilità di effettuare pause e di informarsi adeguatamente sulle temperature attese utilizzando il sito www.worklimate.it che indica, tra le altre cose, le aree in cui sono attese temperature superiori a 35 gradi